Quota 102 è al capolinea e l’esecutivo ipotizza una riforma del sistema pensionistico che porterebbe ingenti riduzioni sulle pensioni e sugli assegni. Vediamo di cosa si tratta.
Cosa succede alle pensioni
È una corsa contro il tempo per evitare un preoccupante ritorno alla legge sulla pensione Fornero nel 2023. La Quota 102, infatti, sta per scadere e in meno di 7 mesi il governo dovrà elaborare un piano equo per rivedere il sistema pensionistico. Le conversazioni tra le parti non sembrano ancora arrivare a una posizione chiara. Ma una delle ipotesi è quella di mettere a disposizione di tutti l’uscita da 64 anni con 20 anni di contributi.
Riduzioni sulle pensioni
Da febbraio è cessato il confronto del governo con le parti sociali per anticipare le previste riforme del sistema pensionistico. Le priorità dell’agenda sono infatti cambiate a causa dello scoppio del conflitto russo-ucraino e dell’aggravarsi della crisi energetica. Nonostante ciò, ogni giorno il tavolo si riapre sotto la pressione di forze politiche e sindacati e molte proposte sono allo studio.
Una delle opzioni era quella di rendere disponibile il canale di uscita a tutti coloro che hanno contribuito con almeno 20 anni di lavoro e 64 anni di età.
Tuttavia, si registra una netta riduzione dei benefici per i lavoratori che hanno contribuito meno di 18 anni al 31 dicembre 1995 a causa di simulazioni tecniche.
Il calo oscillerà tra il 10% e il 18%, con un picco del 18,6% per un numero limitato di lavoratori.
Cosa cambia
Quindi, in assenza di una soluzione, cosa fare? Le proposte sono due. Non è infatti esclusa una piena ripresa delle riforme Fornero, ma la quota 102 potrebbe essere prorogata anche per un altro anno. Pochi giorni dopo Bruxelles, l’UE ha esplicitamente rifiutato aggiornamenti come la quota 100.
In effetti, l’UE sembra proporre tagli alla spesa ma, data la diminuzione della popolazione, la spesa pubblica per i regimi pensionistici è destinata a crescere in modo drammatico e insostenibile nel lungo periodo.